Se abbiamo scelto di passare le nostre vacanze in barca a vela, è presumibile che ci si voglia cimentare anche nella manovra delle vele, nella navigazione e negli ormeggi.
E' bene ricordare alcune banalità che però vengono più volte disattese.
Quando ti si chiede di "lanciare un cavo a riva"
... di solito si intende che un capo deve restare a bordo! Sembra stupido, ma ho visto gente prendere il rotolo e lanciarlo "così com'é" al simpatico signore che si era offerto di aiutarci nell'ormeggio dal molo.Il difficile, dopo, è far smettere di ridere la gente che si era raccolta ad osservare la manovra. Oltre al fatto che, se il cavo era indispensabile, occorrerà ripetere la manovra e si potrebbe anche far danno.
I cavi che servono per issare le vele si chiamano "drizze"
Quando si ammaina una vela bisogna liberarla e lasciarla scendere senza trattenere la drizza tra le mani.
Le drizze sono infatti formate da una parte in cavo tessile e una in acciaio.
Se la vela, "gonfiata" dal vento, vi prende la mano e sfugge al vostro controllo, la drizza scorrendovi tra le mani può causarvi delle serie ustioni (la parte in cavo tessile), ma se per caso aveste la sventura di averne tenuto in mano la parte metallica, eventuali sfilacciature possono causarvi tagli molto profondi (arrivando anche a lesionare i tendini).
Regola generale è che i cavi metallici non sono fatti per essere manovrati con le mani. Lo skipper vi spiegherà che esistono winch (verricelli) appositi per ogni manovra.
Stesso discorso per i cavi che servono a regolare le vele, che si chiamano "scotte".
Anche questi vanno maneggiati con prudenza e decisione.
Mai "tenere in mano una scotta".
Se abbiamo per le mani una scotta vuol dire che stiamo cazzando (serrando) o allascando (mollando) le vele.
La scotta deve essere subito avvolta intorno al suo winch (verricello).
Mai tenere in mano direttamente una scotta in tensione.
La catena dell'ancora e in genere i cavi che stanno immersi a lungo
(i "corpi morti" delle banchine attrezzate) si ricoprono di "denti di cane", ovvero piccole conchiglie chiamate così apposta perché se tenute in mano con noncuranza provocano facilmente lesioni non meno gravi del morso di un buon mastino.
Tagli provocati da catene o cavi incrostati andrebbero sempre medicati al pronto soccorso, magari (a discrezione del medico) avendo cura di praticare un'iniezione antitetanica.
Per evitare questi spiacevoli inconvenienti basta semplicemente utilizzare un buon paio di guanti da lavoro.
L'incidente più frequente a bordo è la rottura di un dito del piede.
Questo perché spesso si corre a piedi scalzi impegnati più nella manovra che a guardare dove si mettono i piedi.
La rottura di un dito è un'esperienza dolorosissima e (sebbene di solito non si ingessino), le dita del piede rotte fanno male, impediscono un sacco di cose che di solito in vacanza ci piace fare (calzare le pinne, camminare sugli scogli, saltare dalla barca, ballare in discoteca...).
Quando siamo impegnati in una manovra manteniamo la calma e premunendoci di calzare quelle famose scarpe che teniamo ben pulite per la vita di bordo.
Usate il cervello.
Anche se non siete in ufficio, il contenuto della vostra scatola cranica è ancora con voi e, seppure non pagati, è sempre bene tenerlo in funzione.
Se lo skipper vi ha messo a prua per indicargli dove passare, non indicategli gli scogli.
Sembra banale ma...
Se siete di guardia di notte in attesa di avvistare un faro e il faro lo avvistate praticamente di poppa, prima di virare di 180 gradi andate a svegliare lo skipper.
E' molto probabile che quello non fosse il faro giusto.
Imparate i nodi fondamentali.
Per poter affrontare qualsiasi problema a bordo bastano il nodo di bitta, la gassa d'amante e il nodo del barcaiolo.