La risacca

Notte stellata, calma di vento, giusta temperatura, un goccetto, una chiacchierata e a nanna. Scendiamo in cabina e pian piano la barca comincia a muoversi come per il passaggio di un’imbarcazione in lontananza.
Ancora qualche minuto e il moto anziché diminuire aumenta di intensità fino a diventare veramente noioso. I più sensibili hanno difficoltà a dormire.
Siamo ridossati, calma di vento, da dove salta fuori questa onda fastidiosa?

Come si genera la risacca?
La risacca si genera in diverse modalità e per differenti motivazioni, tutte collegate all’azione combinata del vento, delle onde, della corrente e dell’orografia ambientale.
Un fenomeno quindi strettamente ad azione locale, che risponde tuttavia alle regole universali della fisica dei fluidi.
Chiariamo subito che non ci si riferisce qui alla cosiddetta “corrente di risacca”, il ritorno delle masse liquide verso il largo, tristemente nota ai soccorritori sulle spiagge di tutto il mondo a causa del pericolo che rappresenta per i bagnanti.
Si intende in questa sede trattare il moto del mare che si genera a volte in mancanza apparente di una motivazione concreta, perché l’ormeggio avviene in una posizione ridossata e senza fenomeni meteorologici direttamente significativi per il luogo in cui ci troviamo.

Quadro 1 - Per comprendere la risacca, bisogna tenere conto di concetti comunemente legati all’ottica quali la riflessione e la rifrazione.
Pur se una piccola onda ha in sé poca energia, l’impatto con la orografica costiera e la concentrazione e amplificazione che ne possono derivare sono in grado di generare fenomeni significativi.
Un sistema di onde che investe perpendicolarmente una baia semicircolare tenderà ad aprirsi perché, colpendo i due promontori che la delimitano, le onde tendono a rallentare e ruotare, in analogia con il fenomeno della rifrazione della luce. Si osserva inoltre che in corrispondenza dei bassi fondali costieri, le onde rallentano e si accorciano ma, tendendo a mantenere la stessa energia, s’innalzano decisamente; è un fenomeno conosciuto come shoaling.
Anche un’onda modesta in arrivo dal largo può essere più che triplicata in altezza arrivando in acque basse vicino alla costa, comportando un fastidioso movimento per la vita di bordo.

Quadro 2 - Sempre considerando una baia semicircolare, si possono osservare onde che ruotando colpiscono i lati e il fondo della baia, e di qui vengono poi riflesse verso il centro, dove si concentra il fuoco della riflessione; in quel punto le onde saranno di altezza maggiore, provenienti da varie direzioni.
Si genera in questo modo un effetto di amplificazione rispetto all’onda originaria. La zona della baia affetta da questo fenomeno sarà di conseguenza il punto meno confortevole in cui passare il proprio tempo all’ancoraggio, e probabilmente basterà spostarsi di una breve distanza, in baie piccole anche solo poche decine di metri, per trovare una situazione più confortevole.
Occorre osservare che il fenomeno delle onde è in realtà influenzato sia dall’orografia della parte emersa della terraferma, che da quella sottomarina, che il diportista può rilevare solo consultando la cartografia.

Quadro 3 - Il comportamento delle onde a contatto con gli ostacoli sottomarini cambia leggermente rispetto alla descrizione precedente, perché incontrando un rilievo sommerso le onde si comporteranno sì ai due lati dell’ostacolo come in corrispondenza di un capo, concentrandosi e innalzandosi per la tendenza a mantenere l’energia originaria, ma superando anche sulla sommità l’ostacolo sommerso, genereranno un’apertura a raggiera del moto ondoso nella parte posteriore dell’ostacolo.
L’interazione degli effetti di superficie, combinata con quanto avviene sott’acqua, complica non di poco la vita del velista.
I più penseranno che nessuno, potendo, ormeggi in una baia in cui le onde provengono dal largo; ma la situazione locale potrebbe in ogni caso costringerci a farlo per mancanza di un ridosso non direttamente esposto alle onde; e dobbiamo considerare inoltre che anche in caso di poco vento e onde moderate, condizioni in cui può capitare di ormeggiare aperti al mare, la risacca si produce secondo i fenomeni appena rilevati.

Quadro 4 - Per coloro che possono scegliere un punto più ridossato, la qualità della vita a bordo senz’altro migliora, ma la risacca può essere sempre in agguato.
Se osserviamo, infatti, dall’alto cosa avviene nel moto ondoso di un’ipotetica isola, nel caso di una batimetria sfavorevole noteremo che a prescindere dalla direzione del vento il sistema di onde assume un comportamento particolare.
Per effetto dell’ostacolo rappresentato dall’isola, il flusso delle onde, che si divide in due man mano che viene fermato dalla costa, tende a ruotare attorno all’isola, convergendo, in casi particolari, nel ridosso, fino anche a un sostanziale cambio di direzione di marcia rispetto al flusso originario.
Questo comportamento può generare un moto ondoso anche sul lato opposto dell’isola dove ci si è andati a ridossare, in particolare su un’isola di modeste dimensioni e con una batimetria che favorisca la rotazione delle onde attorno alla stessa.

L’ancoraggio migliore
Quindi dove dare fondo per evitare al meglio gli effetti della risacca?
Il consiglio è di osservare attentamente mentre ci si avvicina a una cala in cerca di ridosso, per capire l’evoluzione delle onde e individuare il punto potenzialmente peggiore dove non ancorarsi, dove è più evidente l’eventuale moto ondoso; da lì, è più semplice derivare la zona da scegliere per passare in maggiore tranquillità le nostre ore di relax.

Le situazioni più critiche
In realtà, quanto illustrato in precedenza è riferito a fenomeni a bassa intensità, in cui nel lato opposto di un ostacolo, pur creandosi un moto ondoso di risulta, esso è sempre di intensità minore del moto ondoso principale.
Quando invece i fenomeni si riferiscono a forti burrasche o uragani, le cose dal lato opposto di un’isoletta possono assumere dimensioni drammatiche, perché la rifrazione delle onde a destra e a sinistra dell’isola può condurre, in casi particolari, a una zona di convergenza dalla parte opposta dietro l’isola, potenzialmente molto forte, dove l’altezza dell’onda può essere amplificata di un fattore di tre volte o più.

Un caso particolare: le onde precorritrici
Alcune volte il fenomeno della cosiddetta risacca si genera anche in assenza totale di vento, quando dal largo vediamo arrivare onde nella nostra baia ridossata e non ce ne spieghiamo il perché.
Sono le cosiddette “onde precorritrici” o forerunners, molto conosciute dai surfisti hawaiani, che vengono generate da perturbazioni anche molto lontane dalla zona in cui ci troviamo.
Sono onde molto veloci che si propagano nel mare anche in zone non direttamente interessate dalla perturbazione. Per fare un esempio pratico, con un vento di 20 nodi, si possono formare onde precorritrici con un periodo di 6-7 secondi e velocità di circa 10 nodi, perfettamente in grado di raggiungere in poche ore coste lontane anche centinaia di miglia dal vento che le ha generate.
In oceano, con venti più sostenuti e fetch più estesi, dette onde precorrono rapidamente le perturbazioni anche per migliaia di miglia.

Le onde sfruttate per l’orientamento dai polinesiani
La padronanza del mare e dei fenomeni atmosferici che possedevano un tempo i popoli del Pacifico, in particolare gli antichi abitanti della Polinesia, non finisce mai di sorprenderci.
Sembra, infatti, accertato che la conoscenza e l’osservazione dello schema dei sistemi d’onda sottovento alle isole – sistemi che possono estendersi in alcuni casi oltre le 100 miglia – siano state usate per secoli da quegli antichi navigatori per derivare la propria posizione e individuare la loro isola-bersaglio sulla vasta distesa dell’oceano.


Fonte: https://www.solovela.net/articoli/3/risacca/1352290/#