Il paranco fine
Le soluzioni al problema sono due: la più semplice è quella di montare sul circuito a paranco principale una seconda linea, detta paranco fine, che riduce notevolmente il carico sulla scotta consentendo di aprire lo strozzatore con più facilità, oltre che di regolare la randa con sforzi più contenuti. Nel caso la modifica del vostro circuito non sia possibile, in commercio si vendono anche paranchi già dotati della seconda linea (ottimi quelli della Harken, vedi sopra o della Antal).
La seconda soluzione, un po’ più complessa ma più efficace, è quella di rinviare una delle due estremità della scotta parancata su un winch delle drizze (anziché fissarla sull’arricavo), lasciando l’altra a comporre il circuito del paranco. In sostanza: dal bozzello sotto il boma una estremità della scotta va verso il piede d’albero (correndo lungo il boma) e poi dal piede d’albero viene rinviata su un winch delle drizze. L’altra estremità compone invece il circuito del paranco ed esce dal bozzello con relativo strozzatore sul trasto. In questo modo, con vento leggero si può continuare a regolare la scotta con il suo solito paranco a portata di mano del timoniere. Con vento forte, lasciando strozzata la scotta sul paranco, si regola l’altro capo servendosi del winch delle drizze e dello stopper sulla tuga.
Issare la randa senza sforzo
Applicare questo sistema alla propria barca è semplice: occorre sostituire la drizza esistente con un’altra di lunghezza quasi doppia (c’è chi utilizza la vecchia drizza aggiungendoci una coda, ma in quel caso è bene far fare la piomba da un professionista e non utilizzare quella drizza per issare un uomo sull’albero), montare un bozzello sulla tavoletta della randa (ottimo quello fatto per questo scopo della Antal) e realizzare un punto fisso in testa d’albero, nella stessa struttura che serve da attacco al paterazzo. Un consiglio: per evitare che la drizza possa prendere dei giri su se stessa, usate un bozzello che non ruota.
Il carrello del genoa
Basta infatti rollarlo di un paio di giri ed ecco che la scotta non ha più la corretta direzione di tiro. Applicarlo alle rotaie di una barca che ne è sprovvista è tutto sommato semplice. L’importante è tenere presente che, per funzionare bene manualmente, il paranco deve essere almeno a quattro vie per una barca oltre i 10 metri. Il più semplice paranco 2:1 vi costringerebbe a utilizzare un winch, con tutte le problematiche che può comportare.
I terzaroli rapidi
Per realizzare questo sistema occorre montare due golfari sull’albero all’altezza della trozza del boma, che fungono da punti di mura per ciascuna mano di terzaroli, in sostituzione del classico gancio in acciaio. In qualche caso si possono montare i golfari nella stessa trozza, evitando di praticare fori sul profilo dell’albero.
L’importante è che la mura della mano di terzaroli si trovi in posizione tale da mantenere l’inferitura della randa il più possibile vicina alla rotaia dell’albero, così da non sollecitare i carrelli o i garrocci.
Il circuito dei cunningham dunque parte dai golfari, dove si fissano le cime con una gassa o un nodo del cappuccino, entra negli occhielli sull’inferitura della randa, ridiscende a piede d’albero e da un bozzello vanno a uno stopper in pozzetto. Per ridurre la randa basterà quindi agire sui singoli cunningham delle mani e sulle borose della vela.
I tre sistemi per ridurre la randa
1. Il sistema a borosa unica è facile da installare. Per terzarolare è sufficiente lascare la drizza fino a un segno predeterminato e cazzare con forza la borosa unica.
2. Questo sistema è rinviato su entrambi i bordi. Si devono posizionare i bozzelli in modo tale che il tiro sia verso l’esterno e il basso per appiattire la vela e prevenire i carichi laterali che forzano sull’inferitura.
3. L’utilizzo del lazy jack consente di controllare la randa durante l’ammainata e mentre si prendono i terzaroli. è molto utile con le rande completamente steccate, ma lavora bene anche con le rande tradizionali.