Effettuare un buon ancoraggio è il prerequisito fondamentale per evitare brutte sorprese e non trovarsi nei guai (anche seri) in caso di rinforzo del vento.
Ai nostri giorni è davvero difficile farsi cogliere impreparati da un peggioramento delle condizioni meteo, in quanto i bollettini meteo a 24-36 ore sono molto precisi, quindi la cosa migliore è cercare prontamente un porto o una rada riparata dal mare e preparare un ancoraggio a regola d’arte.
Io di solito utilizzo due ancore afforcate, ma mi sono reso conto che la maggior parte di voi preferisce appennellare.
Poche ancore sono predisposte per appennellare
Il foro che si trova sul diamante di moltissime ancore, tipo la Delta, la Bruce, CQR, Spade, Brake ecc. NON è adatto per il collegamento di una seconda ancora. Infatti è posizionato disassato rispetto alla trazione esercitata dalla seconda ancora e questo causerebbe una risultante di forze che tenderebbe a far spedare l’ancora principale. Tali fori sul diamante dell’ancora sono infatti progettati per l’attacco di un grippiale. Rimarrebbe solo la possibilità di attaccare la catena della seconda ancora alla fine della catena, in prossimità del fusto dell’ancora principale. Ma anche questa soluzione parrebbe infelice, in quanto la catena della seconda ancora potrebbe interferire con l’ancora principale, impedendole di far testa nel fondo.
Anche afforcare due ancore presenta dei problemi
Nel senso che è vero che riduce (e di molto) il brandeggio, ma è anche vero che le due ancore non sopportano mai contemporaneamente lo sforzo, ma solo alternativamente. Inoltre questa tecnica di ancoraggio fallisce per ovvii motivi in caso di rotazione del vento. E’ quindi da utilizzarsi solo se siete ragionevolmente sicuri che la direzione del vento non cambierà.
Attaccare dei pesi alla catena per aumentare la catenaria ha scarso effetto
Si sente spesso dire che attaccando un grosso peso sul calumo abbia un effetto ammortizzante e soprattutto contribuisca notevolmente a mantenere la trazione sull’ancora il più orizzontale possibile. Questo è vero ma solo in condizioni di vento che non destano normalmente preoccupazioni per una linea d’ancoraggio ben dimensionata. Quando e se il vento aumenta a intensità preoccupanti, allora la catenaria viene annullata dalla forte trazione.
La soluzione migliore è aumentare il rapporto calumo/fondo
Alla fine sembra che la cosa fondamentale da fare quando il vento soffia forte è di dare tanta cima e/o catena, fino ad arrivare ad un rapporto tra lunghezza del calumo e profondità di almeno 8:1 Sembra infatti che passare da 5:1 a 8:1 abbia l’effetto di raddoppiare quasi la tenuta dell’ancora.
Per diminuire sensibilmente i picchi di forza esercitata sulla linea d’ancoraggio bisogna utilizzare un calumo misto di catena e nylon.
Uno studio molto approfondito in questo senso è stato condotto da Alain Fraysse, il quale afferma che a conti fatti, la cosa migliore è quella di utilizzare 80% di catena e 20% di cavo in nylon. Alain ha testato tutte le possibili combinazioni e cioè: tutta catena, tutto nylon, molta catena e poco nylon e poca catena con molto nylon. I risultati sono stati molto interessanti, e ve li riassumo qui di seguito:
Una linea composta soltanto da catena sarà senza ombra di dubbio robusta e resistente alle abrasioni. Ciò che manca ad una soluzione di questo tipo è l’elesticità, che serve ad ammortizzare gli strattoni durante le raffiche.
In effetti nel primo grafico in alto si nota chiaramente che i picchi di forza sono repentini (ripidità della curva), di breve durata ma molto violenti. Nel caso dell’esempio arrivano a sviluppare una forza di circa 1.600 kg.
In una situazione opposta, cioè utilizzando una linea composta soltanto da cavo di nylon, come potete vedere l’elasticità è massima e questo rende la curva di forza(quella rossa in alto) molto più fluida, non soggetta a picchi di tensione repentini.
In una situazione opposta, cioè utilizzando una linea composta soltanto da cavo di nylon, come potete vedere l’elasticità è massima e questo rende la curva di forza(quella rossa in alto) molto più fluida, non soggetta a picchi di tensione repentini.
Ma soprattutto i picchi di massima forza si riducono praticamente alla metà rispetto alla soluzione “tutta catena”, arrivando a circa 800 kg.
La parte negativa si nota invece nei grafici sotto: quello verde mostra a quale velocità la barca indietreggia e avanza rispetto alla posizione iniziale e di quanti metri (linea blu).
E’ chiaro che l’elasticità maggiore si paga con una maggior mobilità della barca e quindi praticamente in una maggior scomodità per le persone a bordo. La barca si muove come se fosse attaccata ad una molla.
Anche la massima angolazione del calumo rispetto al fondo (linea gialla) aumenta rispetto alla soluzione tutta catena, ma in verità aumenta di molto poco nel punto di trazione massima. Si nota invece che la soluzione “tutta cima” non arriva mai ad esercitare un tiro perfettamente orizzontale. Ma questo è facilmente intuibile.
In questa immagine vediamo invece una soluzione composta da 45 metri di catena e solo 10 metri di cavo in nylon.
E’ la tipica configurazione dell’ancoraggio con tutta catena, quando per evitare che la tensione si riversi direttamente sul salpancora, utilizziamo un cavo di nylon appunto di una decina di metri attaccandolo con un grillo alla catena e dandogli quindi volta alle gallocce.
Alla fine questa si rivela essere la soluzione migliore, in quanto bastano quei 10 metri di nylon per ammortizzare i picchi di forza (come potete vedere si mantengono ancora ben sotto ai 1000 kg), ma la lunghezza della catena con la sua rigidità consentono di limitare il movimento della barca avanti e indietro e di conseguenza il suo brandeggio.